Sanzioni all’Italia per gli aiuti di Stato al settore alberghiero sardo
Con sentenza del 12 marzo resa nella causa C-576/18, Commissione/ Italia, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha condannato l’italia al pagamento di pesanti sanzioni pecuniarie per non aver recuperato aiuti illegittimamente concessi al settore alberghiero in Sardegna. Il nostro Paese dovrà versare al bilancio dell’Unione una somma forfettaria pari a 7.500.000 euro e, a partire dalla pronuncia, una penalità pari a 80.000 euro per ogni giornodi ritardo.
Ricordiamo che nel 2008 la Commissione aveva deciso che taluni aiuti concessi dall’Italia in favore di alcune imprese alberghiere della Sardegna erano incompatibili con il mercato comune e aveva ordinato all’Italia di procedere al recupero immediato ed effettivo degli aiuti presso i beneficiari. Con sentenza del 29 marzo 2012, resa nell’ambito di un ricorso per inadempimento proposto dalla Commissione, la Corte di giustizia dichiarava che l’Italia non aveva adottato tutti i provvedimenti necessari per recuperare gli aiuti in questione.
Nel 2018, stante il persistente inadempimento dello SM la Commissione proponeva un secondo ricorso per inadempimento chiedendo alla Corte di condannare l’Italia al pagamento di una somma forfettaria, nonché di una penalità. Con la sentenza odierna la Corte constata che l’Italia è venuta meno all’obbligo di eseguire la sentenza della Corte del 2012, non avendo adottato le misure necessarie a recuperare integralmente gli aiuti entro il termine dell’11 settembre 2014, assegnato dalla precedente decisione.
La Corte sottolinea che l’Italia non ha dimostrato quanto da essa fatto valere, ossia che il recupero integrale degli aiuti in questione sarebbe impossibile. La Corte rileva altresì che il Tribunale dell’Unione europea ha respinto il ricorso volto all’annullamento della decisione della Commissione del 2008 e che essa stessa ha confermato tale rigetto; di conseguenza, i giudici italiani non possono disporre alcuna sospensione del recupero degli aiuti. Infine, la Corte ricorda che l’Italia non può invocare il legittimo affidamento dei beneficiari degli aiuti illegittimi, in quanto tale argomento è già stato respinto nella sentenza della Corte del 2012.
Pur riconoscendo gli sforzi compiuti dall’Italia nel recupero degli aiuti in questione (nel 2019, l’89% dell’importo totale in conto capitale di tali aiuti sarebbe stato recuperato, vale a dire l’83% di tale importo in conto capitale maggiorato degli interessi), la Corte ritiene adeguato infliggere all’Italia sanzioni pecuniarie sotto forma di una penalità e di una somma forfettaria.
Per quanto riguarda la penalità, la Corte prende in considerazione la gravità dell’infrazione, che ha causato una distorsione della concorrenza, nonché la sua durata considerevole (oltre sette anni dalla prima sentenza della Corte). Peraltro, sempre ai fini del calcolo della penalità, la Corte valuta la capacità finanziaria dell’Italia, tenendo conto, segnatamente, del fatto che il suo prodotto interno lordo (PIL) è diminuito durante il 2008, il 2009, il 2012 e il 2013, ma che esso è in aumento dal 2015. La Corte specifica, inoltre, che le circostanze della causa giustificano l’adozione di una misura dissuasiva come il pagamento di una somma forfettaria al fine di evitare la futura reiterazione di infrazioni analoghe al diritto dell’Unione.