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PAC 2023-27: la Commissione europea dice la sua in merito ai primi 19 Piani Strategici Nazionali.

Il 31 marzo scorso la Commissione europea ha trasmesso a 19 Stati membri (tra i quali l’Italia) le proprie osservazioni sui Piani Strategici Nazionali previsti dal nuovo modello di attuazione della Politica Agricola Comune 2023-27, inviati alla sua attenzione entro il 31.12.2021. Insieme alle lettere trasmesse ai singoli SM la Commissione ha elaborato una relazione in cui ha riassunto gli elementi salienti dei piani nazionali e le osservazioni formulate nei loro confronti (https://ec.europa.eu/info/food-farming-fisheries/key-policies/common-agricultural-policy/cap-strategic-plans_en#latest).

Si ricorderà che con la Comunicazione “Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura” [COM(2017)713], pubblicata il 29.11.2017, la Commissione aveva indicato gli obiettivi e la declinazione della nuova PAC; sul solco tracciato da detta Comunicazione, a metà 2018 la stessa Commissione europea aveva presentato le proposte legislative per la riforma della Politica Agricola Comune valida per il periodo 2021-2027, predisposte sulla base dello schema di bilancio pluriennale dell’Esecutivo europeo per il medesimo settennio. Tuttavia il protrarsi oltre i tempi previsti dei negozionati per l’approvazione del Quadro Finanziario Pluriennale aveva reso necessario definire una disciplina transitoria, che ha in sostanza esteso le norme regolamentari in vigore in quel momento sino al 31.12.2022 (v. Regolamento UE n. 2020/2220 del 23 dicembre 2020). Nel frattempo il Consiglio Agrifish di fine ottobre 2020 si era concluso con l’adozione finale del General Approach sulle tre proposte di regolamento per la PAC post 2020 e, sempre a ottobre 2020 il Parlamento europeo aveva a sua volta approvato degli emendamenti generali che hanno rappresentato la base del mandato conferito alla Comagri per i negoziati con il Consiglo. Nel giugno 2021 i legislatori hanno così raggiunto un compromesso sulla riforma, approvato il 23.11.2021 dal Parlamento europeo e successivamente il 2 dicembre dal Consiglio in prima lettura. I tre regolamenti sono quindi stati pubblicati sulla G.U.U.E. serie L n. 435 del 06.12.2021 (Regolamento UE n. 2021/2115 del Parlamento europeo e del Consiglio del 2 dicembre 2021 sui Piani strategici della PAC; Regolamento UE n. 2021/2116 del Parlamento europeo e del Consiglio del 2 dicembre 2021 sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio della PAC; Regolamento UE n. 2021/2117 del Parlamento europeo e del Consiglio del 2 dicembre 2021 sull’Organizzazione comune di mercato). A tali regolamenti di base seguiranno gli atti di esecuzione e delegati che completeranno il quadro normativo sovranazionale della nuova Politica Agricola Comune.

Ebbene, il nuovo modello di attuazione della PAC prevede l’elaborazione da parte di ogni SM di un Piano Strategico Nazionale le cui azioni dovranno concorrere al raggiungimento di 9 obiettivi specifici e di un obiettivo trasversale, attraverso la programmazione e l’attuazione degli interventi previsti in entrambi i pilastri della PAC (finanziati dal FEAGA e dal FEASR). La nuova PAC si caratterizza (in continuità con il modello passato) per un sistema di pagamento alla cui base si pone il Sostegno al reddito di base per la sostenibilità (c.d. BISS – Basic Income Support Scheme), un pagamento disaccoppiato annuale basato sulla superficie, erogato per gli ettari ammissibili. Gli SM che hanno applicato il pagamento di base tramite i c.d. titoli o diritti all’aiuto, come l’Italia, potranno decidere di continuare a utilizzare i diritti all’aiuto per concedere il BISS. Il diritto a un pagamento nell’ambito del BISS è una condizione preliminare affinché gli agricoltori possano beneficiare dei pagamenti nell’ambito di tutti gli altri tipi di intervento dei pagamenti diretti. Inoltre, la riforma introduce nuove regole in tema di convergenza dei diritti all’aiuto e spetterà agli SM decidere se optare per una convergenza completa o parziale. Infine, gli SM potranno decidere se applicare al BISS i meccanismi del capping e della degressività. Le risorse ottenute dall’applicazione del capping e della degressività saranno destinate a finanziare il Sostegno redistributivo complementare del reddito per la sostenibilità (c.d. CRISS – Complementary Redistributive Income Support for Sustainability) o trasferito allo sviluppo rurale. Il CRISS è un tipo di intervento obbligatorio (salvo deroghe) che mira a migliorare la distribuzione dei pagamenti diretti, ridistribuendo il sostegno dalle aziende agricole più grandi a quelle più piccole o medie. Anche la nuova PAC prevede la possibilità per gli SM di attivare un pagamento per i piccoli agricoltori sotto forma di pagamento forfettario disaccoppiato annuale o di pagamento per ettaro che sostituisce tutti i pagamenti diretti, il cui importo massimo è pari a 1.250 euro. Nell’ambito dei PSN gli SM definiscono poi un elenco di pratiche agricole benefiche per il clima, l’ambiente e il benessere degli animali (c.d. eco-schemi) e destinate a contrastare la resistenza antimicrobica, riconoscendo agli agricoltori che si impegnano al perseguimento di tali obiettivi un pagamento annuale per tutti gli ettari ammissibili coperti dagli impegni. Anche la nuova PAC prevede poi un sostegno accoppiato destinato ad affrontare le difficoltà incontrate dagli agricoltori occupati in taluni settori definiti o in tipi specifici di attività agricola, migliorandone la competitività, la sostenibilità o la qualità. Gli SM determinano all’interno del proprio piano strategico nazionale i settori o i tipi specifici di attività agricola da sostenere.

Come anticipato, il PSN presentato dall’Italia è stato fatto oggetto di una serie di osservazioni da parte della Commissione europea, per rispondere alle quali il MIPAF ha convocato per il prossimo 19 aprile il Tavolo di Partenariato della Politica Agricola Comune. Secondo la nota di convocazione del MIPAF, il Ministro Patuanelli “evidenzia l’esigenza di giungere al più presto ad un accordo sul riparto dei fondi dedicati allo sviluppo rurale, in quanto le osservazioni della Commissione sono direttamente o indirettamente riconducibili alla carenza di informazioni sull’allocazione finanziaria degli strumenti del secondo pilastro della Pac”. Invero, sembrerebbe che la rilevata carenza o incompletezza del Piano riguardi anche altri aspetti. Ad es. la Commissione ha invitato l’Italia a “rivedere la propria strategia per garantire una distribuzione più equa e mirata dei pagamenti diretti“, sottolineando che le scelte di convergenza interna e redistribuzione “sono limitate al minimo richiesto dalle regole Ue, mentre non vengono applicati capping e riduzione dei pagamenti diretti e il valore massimo dei diritti appare relativamente elevato“; il che fa sorgere dubbi sull’efficacia della strategia redistributiva. Inoltre la Commissione ha fatto notare che il Piano proposto, in generale poco ambizioso, potrebbe non contribuire in modo sufficiente alla realizzazione degli obiettivi ambientali della PAC. Altre criticità segnalate riguardano la riduzione dell’uso degli input (anche alla luce delle esternalità del conflitto Russo-Ucraino), l’innovazione tecnologica in ambito agricolo, la lotta al lavoro irregolare nei campi e i costi e tempi della burocrazia.

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